Rilanciamo lo sciopero delle donne

Riceviamo e pubblichiamo un volantino femminista distribuito durante il presidio a Bologna dell’8 maggio, indetto da alcuni sindacati di base davanti all’assemblea regionale.

Contro ogni padrone

Il patriarcato statale e capitalista ha fatto ricadere questa emergenza sanitaria soprattutto sulle spalle delle donne. Lo Stato ha delegato il suo presunto welfare allo sfruttamento del lavoro riproduttivo delle donne e alla repressione militare. In sintesi ci troviamo davanti a una rimascolinizzazione dello Stato e una femminilizzazione del lavoro. La contraddizione principale del patriarcato capitalista non è solo rispetto al lavoro produttivo, ma soprattutto al lavoro riproduttivo, senza il quale non è possibile l’accumulo di capitale. Il 76% del lavoro riproduttivo salariato (insegnamento, assistenza sociale e sanitaria, ecc..) è svolto da donne. E il lavoro riproduttivo domestico, cioè la manutenzione e cura della vita quotidiana, anche questo è svolto principalmente da donne. La campagna #iorestoacasa è una fucina di sfruttamento e violenza maschile. La società tutta è una fabbrica sociale in cui i rapporti egemonici del capitale si estendono in ogni sfera e in ogni relazione. Questo sfruttamento comincia proprio nelle cucine, nelle camere da letto, nelle case, per poi estendersi nelle scuole, negli ospedali e in ogni ambito. L’obiettivo è produrre forza lavoro da sfruttare, e questa produzione si basa sullo sfruttamento occultato della donna.

Come se non bastasse questo ulteriore colpo per le lavoratrici tutte, tra cui migranti, casalinghe e disoccupate, badanti, precarie, domestiche, braccianti, lavoratrici del sesso, ecc…ci è stato negato lo sciopero dell’8 marzo. E quelle che non si sono piegate al ricatto emergenziale sono state sanzionate (si veda la sanzione della CGS contro lo Slai Cobas di 2500 E). Negare e sanzionare lo sciopero delle donne significa da una parte impedire la rivendicazione economica del nostro lavoro, e si perpetua la svalorizzazione della donna su cui si appoggia il capitalismo. La mancata adesione a questo sciopero da parte di alcuni sindacati di base (di quelli confederali sappiamo già il loro asservimento) è complice della strategia del capitalismo e del suo Stato. Rivendichiamo lo sciopero delle donne che era stato indetto per il 9 marzo 2020, che ha sfidato i padroni, lo Stato e coloro che non hanno appoggiato una lotta così importante. Ancora una volta il coraggio delle donne, con le loro doppie e triple oppressioni, ha vinto. Non sarà una sanzione disciplinare a fermarci.

Il proletariato maschile non sarà effettivamente di rottura finché non riconoscerà le donne come soggetta rivoluzionaria. Se l’obiettivo non è abbattere questo sistema, con il rovesciamento di tutti i rapporti di proprietà, sociali e materiali e la distruzione di tutte le istituzioni che sostengono tali rapporti, allora non è altro che riformismo.

Ogni violenza patriarcale viene agita da un maschio asservito e conformato a questo sistema. Noi faremo guerra ad ogni padrone, che sia in fabbrica, dentro casa o sguinzagliato per le strade.

Vediamo nell’autorganizzazione, nella solidarietà e nella fiducia tra donne l’unica strada verso la nostra liberazione.

Alcune femministe e lesbiche di Bologna

 

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