Medicalizzazione patriarcale

Bisognerebbe parlare del fallimento della medicina capitalizzata e patriarcale, del sistema sanitario nazionale, del sottobosco della sua continua privatizzazione e di tutte le altre molteplici conseguenze sulla pelle delle persone.
Vorrei provare ad aprire riflessioni collettive sulla medicalizzazione delle donne, che credo sia impellente mettere in luce. 
E’ interessante osservare le malattie che colpiscono prettamente le donne e il fatto che vengono gestite con delle modalità pensate appositamente per loro dal sistema medico occidentale patriarcale.
Basti pensare come sia evidente la sistematizzazione della medicina a favore e su misura per l’uomo bianco medio e che pesa intorno ai 70 kg (come si legge sul foglietto illustrativo di una blanda aspirina).
Ma come vengono gestite le malattie che colpiscono le donne? Come viene concepita la malattia nei panni di una donna? C’è veramente equo intervento e attenzione da parte della medicina, dei medici, del sistema sanitario? La salute della donna è valutata rispetto a lei come individuo o rispetto alla sua funzione nella società?
Quali sono le malattie che toccano le donne?
Chissà poi effettivamente qual’è la giusta risposta, difficilmente vengono fatti studi reali sul perché si verificano.
Sicuramente alcune malattie sono già note alla medicina da molto tempo: infezioni a trasmissione sessuale, herpes genitale, vaginosi batterica, gravidanza ectopica, polipi endometriali, prolasso uterino, tumore dell’ovaio, salpingite, endometriosi adenomiosi, tumore HPV-relato(papillomavirus), come vari tumori benigni/maligni uterini, alla vagina, al seno,fibromi, ovaio policistico, dolore pelvico cronico, vulvodinia, vestibolodinia, clitoridodenia,ipertensione del pavimento pelvico, ecc…Tutto questo rappresentsolo alcune delle patologie al femminile.
La maggior parte delle malattie sopraelencate non rientrano però nelle malattie invalidanti o a carico del sistema sanitario, per alcune solo a uno stadio molto avanzato che compromette pesantemente la sopravvivenza della donna. Molte vengono chiamate “malattie rare” (che poi così rare non sono) di cui nella maggior parte dei casi “non si conosce la causa”.
Sono malattie sistemiche che molto spesso sono correlate tra loro, insieme ad una serie di altri disturbi che finiscono per colpire tutto il corpo e l’intero sistema dell’organismo(vaginiti, cistiti, candida, infezioni batteriche continue e problemi intestinali /gastrici correlati, fegatoreni e vescica compromessi, disfunzioni motorie, problemi alla tiroide,malattie autoimmuni, problemi al sistema immunitario, nervoso, endocrino ecc).
Gli ospedali hanno poco tempo per occuparsi delle pazienti, con tempistiche di attesa di 6 mesi minimo, senza un riscontro sulle cure farmacologiche utilizzate.
Le sole visite a disposizione che evitino attese infinite e conseguente peggioramento della malattia (o malattie), sono visite private in cliniche private. Quante donne possono permettersi visite continue che costano 200 o più euro a seduta e che richiedono spesso spostamenti in altre regioni?
Perché per le donne ci vuole così tanto tempo per avere una diagnosi di queste malattie e per arrivare a dei risultati di miglioramento e guarigione?
Oltre agli aspetti problematici “pratici“ offerti dal sistema sanitario patriarcale, la prima causa deriva dalla continua ossessione che le donne siano malate a livello psicologico-psichiatrico; che vogliono attirare l’attenzione e che soffrono di ipocondria, permettendo così che passino anni in cui non si viene credute (per l’endometriosi, ad esempio, ci vogliono dagli 8 ai 9 anni per una diagnosi); e in ogni caso, come dice la società, le donne possono e devono soffrire.
È una loro responsabilità gestire il dolore.
Uno degli unici effetti noti alla medicina per alcune di queste malattie riguarda problemi per il concepimento e la maternità. Come se poi qualsiasi altra conseguenza di operazioni/interventi per le malattie in questione non sia considerabile
A tutto questo poi si aggiungono effetti “meno noti”come dolore cronico e le conseguenze che ha nella vita quotidiana per la propria serenità, nel lavoro c’è un grande rischio di essere licenziate o di non riuscire a lavorare, il giudizio di essere inabili e inutili da parte degli altri. Nella sfera sessuale, alla frustrazione e al dolore si aggiunge spesso la punizione eterosessuale patriarcale di non soddisfare l’uomo, lo stress dei limiti fisici ed emotivi che comporta e la passività di reazione percepita, l’incomprensione di chiunque, l’ansia, la paura di provare dolore e che qualcosa peggiori di nuovo.
Poi le medicine, una quantità industriale di medicine; partendo dalle più disparate come “blandi “ FANS antidolorifici, antinfiammatori, antibioticiprotettori gastrici,anticoncezionali vari, ecc…E poi varie di ogni tra integratori, vitamine e simili, pomate, gel, ovuli, fino agli oppioidi, miorilassanti e psicofarmaci.
Ma ciò non è degno di essere chiamato invalidante. Perché tocca le donne
La medicina è per le donne come la medicina del lavoro: serve a misurare se si è abili o meno al lavoro riproduttivo non riconosciuto e quant’è la nostra docilità di oggetti sessuali inclusi nel pacchetto.
Le visite mediche aprono molteplici esempi di esperienze allucinanti, di rabbiapaura e messa in discussione della propria lucidità fino a credere di essere impazzite, come dicono loro, i “grandi detentori della conoscenza medica”Loro che sanno tutto, se hai un problema sei tu che stai sbagliando qualcosa, perché non sai. Non puoi sapere neanche cosa senti.
Arrivano a sostenere che per noi donne qualsiasi dolore è frutto della nostra preoccupazione.Non esiste come lo sentiamo, siamo noi a crearlo.
E come si svolgono le visite mediche rende bene l’idea del corpo oggetto, sul quale si testa il corretto funzionamento e gli eventuali difetti di fabbricazioneNon esiste riguardo per l’intimità del corpo, non esistono corpi diversi con forme e misure diverse, non esistono discrezioni ma solo giudizi e commenti sul nostro aspetto, sui nostri comportamentiorientamenti sessuali, sulle nostre emozioni, su come siamo vestite, sulla nostra classe sociale, sul paese di appartenenza. Veniamo toccate, schiacciate, manipolate, tagliate e ricucite. E dobbiamo farlo in silenzio, respirando, abbiamo l’obbligo di rilassare il nostro corpo a comando.
Tutto questo avviene in una bolla di vetro senza controllo del tempo, i minuti scorrono velocissimi, non esiste tempo per respirare e pensare, né per rivestirsi, né per dire la propria. E si esce dalla bolla, due metri per due con 8 medici dentro, senza sapere bene cosa sia successo.
Come se non fosse ancora il tuo turno, come se non ci fossi tu li dentro a parlare con loro.
Perché non si parlava di te, si giudicava una donna, e il suo non saper affrontare il dolore.Si parlava di psicofarmaci e psicologi perché sei debole, sei fortunata pesi 35 chili e non devi fare la dieta, che puoi essere disposta al sesso come lo vuole tuo marito/compagno ma devi prendere le medicine. Dipende da te. E se non fai tutto ciò, non sei responsabile verso te stessa e puoi essere una pessima madre per i tuoi figli. Questi ricatti infiniti ci sgretolano rendendoci malleabili, annullandoci completamente su ogni fronte.
In questa non scelta, in questa morsa di paura, ancora una volta ci vogliono costrette e zittite.
Ma non potranno violare e toglierci ciò che è nostro, il nostro corpo siamo noi.
Siamo state bruciate perché avevamo capito la sinergia tra la cura della natura e del corpo, perché ne difendevamo la potenza e ne avevamo la conoscenza. Siamo ancora qui che lottiamo per riprendercelo. Questa è una chiamata a tutte per tramandare e diffondere ciò che continuiamo a scoprire, per unirci in questa lotta, perché non ci avranno mai rinchiuse e pietrificate,
per urlare in coro:
TREMATE TREMATE LE STREGHE SONO TORNATE 
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