Dal marzo del 2020 con il pretesto del Covid-19, i colloqui nelle carceri sono stati bloccati. Sono state negate le chiamate ai prigionieri e le loro famiglie hanno lottato più di prima per procurare ai loro cari: cibo, medicine e disinfettanti.
Questa settimana il processo di Alaa Abdel Fattah è stato nuovamente posticipato.
L’ultima volta che la sua famiglia ha ricevuto sue notizie era tre settimane fa attraverso una lettera.
Nelle ultime tre settimane sono circolate notizie su alcuni casi di Corona Virus all’interno delle differenti carceri nel complesso di Torah, senza informazioni ufficiali da parte delle forze dell’ordine.
La madre di Alaa, Laila Soueif e le sue sorelle, Mona e Sanaa aspettavano quotidianamente di fronte al carcere di Torah sperando di ricevere una lettera.
All’alba del 22 giugno mentre passavano la notte di fronte al carcere, sono state attaccate brutalmente da un gruppo di donne sconosciute, lasciando Sanaa con numerose contusioni e traumi sul corpo e derubandole di tutti i loro effetti personali.
Oggi 23 giugno, Laila, Mona e Sanaa, accompagnate dai loro avvocati si sono recate all’ufficio del Procuratore Generale per denunciare l’accaduto, gli ufficiali hanno rifiutato di farle entrare.
All’arrivo di Sanaa sotto gli occhi di tutti e alla luce del sole, è stata rapita mentre era davanti all’edificio del Procuratore Generale. Con l’arrivo di un pulmino Sanaa è stata sequestrata, mentre era circondata dalla famiglia e dai legali.
Un’ora dopo Sanaa è apparsa di fronte all’ufficio della Sicurezza Nazionale in attesa di interrogatorio.
Sanaa è sotto interrogatorio come imputata e non come accusatrice.
Non sappiamo niente di Alaa e dei suoi compagni di prigionia. Tutta la famiglia chiede una lettera scritta per sapere se Alaa è in buone condizioni di salute in mezzo a questa brutale pandemia.
Sanaa, 15 giorni di detenzione amministrativa, le accuse sono: diffusione di false notizie, incitamento di azioni terroristiche, uso improprio dei social network.