Oggi Laila Soueif, la madre di Sanaa e Alaa, è tornata a denunciare la direzione carceraria per la mancata consegna della lettera di Alaa e domani riproverà. Di Sanaa sappiamo che non le fanno entrare medicine e pomate dopo il pestaggio davanti al carcere e al momento non si hanno altre notizie.
Riceviamo e diffondiamo un appello di solidarietà di alcune compagne:
Ciao a tutte voi madri e donne,
In questi giorni in Egitto c’è stato un accanimento particolare nei confronti della famiglia di Alaa.
Alaa Abdel Fattah è un compagno che è stato in carcere per 5 anni dopo la rivoluzione del 2011, da settembre si trova nel carcere di massima sicurezza di Torah al Cairo, in carcere preventivo che può durare fino a due anni.
Da marzo dallo scoppio della pandemia i contatti con le persone detenute politicamente sono praticamente bloccati, come in Italia, ma in Egitto la ferocia del regime è ancora più brutale.
La madre di Alaa, Laila Soueif, una compagna di lotta che ci insegna sempre la determinazione, ha deciso di rimanere davanti al carcere in presidio finché non avrebbe ricevuto una lettera scritta dal figlio per assicurarsi del suo stato di salute.
Quello che invece è successo è che è stata allontanata da davanti al carcere, ma lei era determinata a lottare è comunque rimasta nella zona adiacente.
Il giorno seguente Sanaa e Mona le figlie si sono aggiunte al presidio, sempre per ricevere una lettera da parte di Alaa, ma sono state picchiate durante la notte tra il 22/23 giugno e il giorno dopo sono andate nell’ufficio del procuratore generale per sporgere
denuncia, ma Sanaa è stata rapita da guardie in borghese. Ora si trova nel carcere femminile di al-Qanater al Cairo in detenzione preventiva che può durare fino a due anni di reclusione.
Come compagne abbiamo deciso, anche per la salvaguardia di questa famiglia, di fare una campagna di solidarietà per mettere in luce quello che sta succedendo e per dare la nostra massima solidarietà a Laila Soueif, la madre, che ora dovrà andare in due carceri differenti per sapere come stanno.
Nelle pagine fb Free Alaa e Free Sanaa è possibile mandare messaggi per far sentire la nostra solidarietà:
https://www.facebook.com/freealaa2013/
https://www.facebook.com/Free-Sanaa-733604820009045/
Da oggi inizia una campagna internazionale di solidarietà mandando alle rispettive pagine fb una foto con la seguente immagine o con un cartello autoprodotto:
Inoltre è possibile sottoscrivere e mandare, sempre nelle rispettive pagine fb, la seguente lettera per la Laila Soueif:
Cara Laila Soueif,
anche se questa non è la lettera che aspetti pazientemente e con determinazione da tuo figlio, Alaa Abdelfattah prigioniero politico, è nostra intenzione come donne e madri da tutto il mondo unire le nostre voci alla tua, chiedendo i tuoi e i suoi diritti fondamentali in tempo di pandemia.
E’ tuo diritto ricevere la corrispondenza, essere rassicurata che stia bene e sulle sue condizioni di salute nonostante la detenzione.
Abbiamo seguito con molta rabbia cosa è successo a te e alle tue figlie Sanaa e Mona tra il 22 e il 23 giugno, quando a gran voce dicevi: “Voglio una lettera”.
Siamo rimaste allibite di come lo Stato egiziano abbia risposto al tuo presidio pacifico fuori dal carcere, con un livello di violenza e brutalità inaudito, finendo con un pestaggio avvenuto davanti al carcere e infine con la detenzione di Sanaa in un processo farsa.
Ci rendiamo conto che lo Stato egiziano sta cercando di “sedare” la vostra lotta, usandovi come capro espiatorio per essere da esempio per le decine di migliaia di famiglie disperate, che non riescono ad avere notizie dei propri cari e inoltre sono minacciate dalla diffusione del Covid-19.
Sono dieci mila persone che si trovano nella vostra stessa condizione, a cui per tre mesi hanno negato ogni tipo di comunicazione in questo momento in cui si sta diffondendo maggiormente il Covid-19, mentre circolano notizie che sia arrivato all’interno delle carceri egiziane.
Ti siamo vicine. Solo una madre può stendere una coperta e passare notte e giorno in attesa, dormendo per strada fuori le mura del carcere, nonostante il caldo, la sporcizia attorno, rischiando la propria salute e inoltre ricevere attacchi violenti da parte dello Stato.
In un periodo dove mantenere l’auto-isolamento è una prerogativa per la salute di tutti, ti sei ritrovata a dover rischiare per ricevere notizie di tuo figlio.
Là, davanti alle mura del carcere, era il posto che ti avvicinava a lui, hai chiesto tutti i giorni, con fermezza e calma sconcertante, una lettera che eri sicura avesse già scritto.
Lui è preoccupato quanto tu lo sei per lui. E ora devi preoccuparti anche per Sanaa.
Immaginiamo anche che tu come altre dieci mila famiglie siate particolarmente preoccupate per i vostri figli dopo il devastante destino di Shady Habash, un giovane artista che è morto misteriosamente dopo il secondo anno di carcere preventivo.
Laila vediamo nella tua voce quella di migliaia di donne (madri, figlie, mogli ecc.) di persone detenute ingiustamente in Egitto e altrove. Siamo preoccupate per te dopo la violenza che hai subito e le lampanti violazioni dei diritti umani aggravate dall’imminente minaccia di pandemia.
Per la tua inculumità, e visto che non possiamo essere lì con te, uniamo le nostre voci alla tua, vogliamo una lettera di Alaa.
Inoltre siamo l’eco delle urla di Mona dopo il sequestro di sua sorella più piccola Sanaa, da davanti la Procura Generale: “A chi dobbiamo rivolgerci noi egiziani quando i nostri diritti sono violati e le nostre vite messe a repentaglio? Dove, se anche davanti all’edificio del Procuratore Generale ci viene strappata la nostra libertà?
Sappiamo che niente ti fermerà. Come Sanaa ha detto durante l’interrogatorio prima della detenzione: “Possiamo fare a meno di tutto, ma non della famiglia!”.