Pretendiamo che ci sia resa la facoltà di critica!

Riceviamo, traduciamo e pubblichiamo un testo delle compagne tedesche:

Unione femminista contro il Corona-Lockdown: emergenza Corona virus o assistenza di emergenza?

Pretendiamo che ci sia resa la facoltà critica!

Chi attualmente mette in dubbio o addirittura critica le sanzioni statali – anche e proprio in ambienti critici verso la società – viene subito tacciat* di mancanza di solidarietà e accusat* di minare la disciplina della popolazione, la quale è di vitale importanza nel contenimento della pandemia. A cospetto dei morti in Italia ogni obiezione, addirittura ogni domanda si trova subito con le spalle al muro: “Non lo vedi quante persone muoiono!“ Si sa però che non ci sono immagini che parlino per sé. Con le nostre domande non mettiamo in dubbio i morti, ma diciamo che i motivi per cui sono morti non sono evidenti, cioè che non sono contenuti nelle immagini stesse.

Noi ci consideriamo parte del movimento antagonista internazionale femminista e prendiamo la parola, perchè non riusciamo a liberarci dalla sensazione che l’assistenza di emergenza, da anni considerata uno scandalo dal movimento femminista, sia sfuggito e
venga trasformato in qualcos’altro sotto l’etichetta dell’emergenza Coronavirus. Ciò che porta gli ospedali ai loro limiti estremi non è il Coronavirus, ma il modello finanziario neoliberista e l’obbligo al risparmio da anni, che non permette più a strutture come ospedali e case di cura di reagire adeguatamente a picchi di malati, che possono verificarsi anche durante forti epidemie influenzali.

Da anni avanziamo la richiesta che i servizi di emergenza non vengano considerati solo come questione di costi, perché essi sono la base di ogni società. Da anni chiediamo di prendere coscienza del fatto che il settore dell’assistenza è massicciamente
sottofinanziato nella sua struttura e che non è l’economia a sovvenzionarlo, ma all’incontrario, sono le lavoratrici e i lavoratori dell’assistenza mal pagate o non pagate per
niente a sovvenzionare il resto dell’economia. Chiediamo da anni di smettere con le insensate ristrutturazioni nel settore dell’assistenza, le quali cercano di organizzare come
autoproduzione i servizi assistenziali. Pretendiamo che si ponga fine al risparmio fino
all’estremo nei confronti di ospedali, scuole, istituti di cura ed asili d’infanzia – al posto di
una regolamentazione della popolazione dagli effetti altamente dubbiosi, la quale prende a
calci diversi diritti democratici fondamentali. Chiediamo la fine di un servizio d’informazione pubblico che non lascia più spazio ad opinioni divergenti, spargendo nella popolazione paura e panico.

Siamo profondamente preoccupate con quale velocità il pensiero critico sia scomparso dalla sfera pubblica e siamo sbigottite di quanto velocemente ce lo siamo fatte togliere.
Non esiste più una sfera pubblica se tutti i luoghi sono chiusi e le assemblee interdette. Ad
una velocità da perdifiato abbiamo assunto l’atteggiamento che adesso siamo tutt’uno e ogni messa in dubbio dei provvedimenti causi ulteriori morti delle quali poi noi siamo
responsabili. Sembra che ci siamo dimenticat* che siamo responsabili anche se non chiediamo spiegazioni.

Nel frattempo ci sono numerose prese di posizioni di virolog*, mediche e medici e altre
persone del settore che non rientrano nel consenso ufficiale e che mettono in dubbio
l’efficacia delle attuali misure. Noi ci chiediamo perché queste voci contro e critiche
vengano sistematicamente escluse se non addirittura totalmente taciute dai ministri e da
coloro che prendono le decisioni, ma anche dai media pubblici. Noi pretendiamo da tutti i
governi e dall’opinione pubblica di entrare in merito a questa critica!

Dato che attualmente evidentemente la maggioranza delle persone si orienta seguendo le
indicazioni ufficiali, riteniamo sia centrale riassumere i più importanti filoni argomentativi di queste critiche e condividere alcune delle fonti più importanti per poterci fare
autonomamente un quadro della situazione da cittadine e cittadini. Ci è incomprensibile
perché proprio in una situazione di tale gravità noi crediamo che fare ciò da dilettante non
sia possibile.
Ci rende dubbios* che le voci critiche siano mancanti sia nell’informazione ufficiale che nei
processi formativi dell’opinione da parte di coloro che decidono a livello politico. Non può
essere che in una democrazia e in presenza di procedure statali così gravi ed incisive,
coloro che prendono le decisioni politiche non si informino in maniera ampia, cioè plurale.

Noi agiamo, perché temiamo di precipitare in una situazione totalitaria. E questo non si
riferisce solamente alla situazione attuale, perché le decisioni prese adesso hanno i loro
effetti anche nel periodo post-Corona.

Un servizio informativo manipolato:
Cosa dicono i numeri ai quali veniamo giornalmente sottoposti?

L’istituto Robert Koch, che in Germania dà regolarmente informazioni sui più attuali
sviluppi, tiene le sue conferenze stampa davanti ad uno sfondo blu sul quale c’è scritto:
“creare evidenze, condividere sapere – salvaguardare la salute“. Cos’altro dice questo se
non che le evidenze evidentemente non ci sono, ma devono appena essere create? E
proprio questo è quello che fa l’informazione pubblica, propinandoci giornalmente cifre e
immagini di curve che hanno la funzione di rappresentare qualcosa di grave. Ma noi
queste cifre non le possiamo classificare, perché ci mancano i termini di paragone e quindi
non solo ci dicono poco ma sono anche altamente manipolative.

Termini di paragone e di riferimento

Come possiamo noi valutare se 200 morti al giorno sono tante o poche? Affinché una tale
asserzione abbia un senso, dovrebbe essere messa in relazione ad esempio con la
mortalità media al giorno oppure con la quantità di morti al giorno nella stessa stagione
dell’anno prima. Anche la somma delle persone testate e positive a SARS-CoV-2, poi
morte (vedi p.to 2), ha poco senso, se questo numero non viene messo in relazione ad
esempio alla quantità di morti per influenza durante un altro anno oppure alla quantità
media di morti durante lo stesso periodo stagionale, ma di un altro anno (= lasso delle
aspettative statistiche rispetto ai casi di morte). Altrimenti rimane completamente oscuro
se nell’elenco dei morti per Coronavirus presentato dai media si tratti di una parte della
mortalità normale oppure veramente di un fenomeno fuori dal normale. Questa
argomentazione si trova anche in un contributo della bbc del 1° Aprile:
https://www.bbc.com/news/health-51979654

In più questi dati di paragone ci sarebbero: Così ad esempio in Svizzera muoiono ca dalle
1000 alle 2.500 persone all’anno per influenza, dipende dall’aggressività dell’ondata
influenzale. Finora (9 Aprile) in Svizzera sono morte 700-900 persone con esito positivo al
test SARS -CoV-2 (i dati divergono a seconda delle fonti).
Nei sei mesi invernali in Svizzera muoiono ca. 200 persone al giorno (tutte le cause di
decesso). A marzo di quest’anno morirono in un solo giorno al massimo 54 persone
positive al test SARS -CoV-2. A questo proposito è da considerare che finora abbiamo
avuto in Svizzera una stagione influenzale particolarmente leggera. Per sapere se nei casi
di morte messi in relazione al Covid-19 si tratti di un fenomento fuori dalla norma oppure
no, si dovrebbe almeno sapere se accanto ai cosìdetti coronamorti ci sono anche altri
morti per influnza oppure no. I coronamorti sono una parte di quelli che ci si aspetta in un
anno per influenza oppure complessivamente sono veramente aumentate le persone
morte in seguito ad una grave malattia del tratto respiratorio rispetto agli anni scorsi? La
domanda è assolutamente centrale per valutare la situazione.
Questa domanda s’impone particolarmente perché finora rispetto alla cosìdetta
“oltremortalità”, in base alla quale annualmente si fa una stima dei morti per influenza, e in tutti i paesi tranne Italia, Spania, Inghilterra e Olanda la quantità di questi morti è al di sotto dei valori più alti dell’ondata di influenza negli ultimi 5 anni. Ciò significa che la quantità dei morti di quest’anno che vengono messi in relazione con il Covid-19, così come l’intera “oltremortalità” è meno sia rispetto alle cifre assolute che in particolare rispetto alla quantità di morti settimanali per epidemie influenzali particolarmente forti negli ultimi anni.
Così in Germania morirono durante l’ondata influenzale del 2017/18 circa 25.000 persone.
Nel 2016/17 anche l’Italia ebbe un’ondata di influenza particolarmente forte, anche loro
con ca. 25.000 morti. Finora in Italia si sono registrati 17.669 casi di morte messi in
relazione con il Covid-19 (sull’Italia vedi in basso), in Germania 2.280 (al 9 aprile).

Il collettivo pratico berlinese Reiche 121 rimane sulla sua posizione:
https://www.praxiskollektiv.de/aktuelles-zu-covid-19/

“Una questione importante è quindi: il numero di decessi positivi al test Covid19 sono una
normale parte delle morti da segnare come valore medio ed eventualmente aumentate per
motivi stagionali? Sarebbe quindi assolutamente pensabile, che è indubbiamente vero
che un nuovo virus si sia diffuso in modo esponenziale nella popolazione, senza però
influire in maniera rilevante sulla mortalità complessiva. In questo caso i provvedimenti
intrappresi risulterebbero completamente inutili e al posto di avere una funzione preventiva recano un’enorme danno in molti ambiti della nostra vita. Tale questione si discute raramente.”

Sulla “oltremortalità” in Europa fornisce informazioni “Statistik Euromomo” appositamente allestito per il monitoraggio dell’influenza, i dati sugli stati sono elencati singolarmente:
https://www.euromomo.eu/outputs/zscore country total.html

Il network tedesco Medicina Basata sull’Evidenza scrive nella sua posizione sul Covid19:
dov’è l’evidenza?
https://www.ebm-netzwerk.de/de/veroeffentlichungen/nachrichten/covid-19-wo-ist-dieevidenz

“Dalla prospettiva di EbM purtroppo tutti questi dati trovano un utilizzo limitato se come
valore di riferimento manca la mortalità totale della popolazione e il peso totale della
malattia attraverso influenza-like-infections e i loro CFR (Case Fatality Rate)”.

“Il servizio informativo dei media non rispetta (…) in nessun modo i criteri di
comunicazione del rischio basata sull’evidenza da noi richiesti (…). La rappresentazione di
dati al grezzo senza riferimenti ad altre cause di morte porta a sopravalutare il rischio”.

Il Thesenpapier zur Pandemie durch SARS-CoV-2/Covid-19 (tesi sulla pandemia da
SARS-CoV-2/Covid-19), redatta da un team di cura, medicina e diritto fa notare:
https://www.socium.uni-bremen.de/uploads/News/2020/thesenpapier endfassung
200405.pdf

“I dati epidemologici (infezioni segnalate, letalità) messi a disposizione non sono sufficienti a descrivere né il diffondersi, né la modalità di diffusione della pandemia SARS-CoV-2/Covid-19 e quindi solo in maniera limitata possono essere utili a prendere decisioni a lunga durata. (pag. 4)

Così il biofisico Felix Scholkmann, che lavora all’ospedale universitario di Zurigo mette la nostra attenzione sul fatto che l’aumento delle persone positive al test è strettamente correlato all’aumento del numero di test in circolazione, su twitter ha pubblicato delle tabelle che lo provano.
Con altre parole, in proporzione al numero dei test, il numero delle persone positive
rimane costante. A dire il vero, non possiamo pronunciarci sull’aumento dei nuovi infettati, perché non sappiamo quanti erano al inizio delle misurazioni, quando la nostra
disponibilità di test era insufficiente.
Chiediamo perciò, che venga resa pubblica che la “curva” dei nuovi infettati si basa su dati
non chiari e che di conseguenza porta fuori strada.

Sulla carta delle ipotesi sulla pandemia da Sars-Cov-2/covid -19 c’è scritto, e parliamo
della Germania :
“Il numero dei casi giornalmente riportati al Robert Koch Institut è influenzato ampiamente dalla disponibilità e dall’applicazione dei test (…). Tenendo conto di questa (non)strategia dei test, non è intelligente parlare di un tempo cosiddetto “raddoppiato” e di far dipendere da questo dato delle decisioni importanti” (pag.10).

Se il lockdown doveva servire ad “appiattire” la curva, come si usa dire ufficialmente, allora qui sorgono tante domande, soprattutto ci interessa quale conti sono alla basa delle
prognosi che ci mettono tutti in uno stato di paura e terrore e che ci fanno accettare
questo lockdown senza fiatare?
Per poter fare una dichiarazione sulla vera velocità di diffusione del virus si dovrebbe
testare il totale della popolazione di una regione limitata ad intervalli di un tempo regolari.
Questo sarebbe possibile e fattibile . Ma non succede e ci chiediamo perché.

Fonti
I punti menzionati sono semplicemente alcuni aspetti centrali, che abbiamo tirato fuori
dalle argomentazioni dei seguenti virologhe/i, mediche/ci, scienziate/i, infermiere/i e
collettivi :

  • carta sulla pandemia da SARS-CoV-”/Covid-19 del 5 Aprile.
    autrici/tori : Prof.dott.med Matthias Schrappe, universtà Cologna/ Hedwig Francois-Kettler,
    infermiera capa, Berlino / Dott.med.Matthias Gruhl, medico Amburgo/ Brema / Franz
    Knieps, legale( Jurist ) Berlin/ Prof.Dott.phil.Holger Pfaff, universtà Cologna
    Prof.Dott.rer.nat.Gerd Glaeske, unversità di Brema
  • rete tedesca medicina basata sull’evidenza e.v.
  • collettivo mediche, collettivo Reiche 121 e.G., Berlin
    Appello contro il dettato della paura
  • Il Prof.John P.A. Ioannidis del Università di Stanford, uno degli specialisti più importanti nel campo del epidemologia clinica, il 17 marzo nel giornale STAT Reports avverte che le misure del lockdown non sono basate su dati sicuri, che le fanno apparire sensate. Il lockdown stesso causerebbe più danno del virus.
    https://www.statnews.com/2020/03/17/a-fiasco-in-the-making-as-the-coronaviruspandemic-takes-hold-we-are-making-decicions-without-reliable-data/
    In un’intervista entra più in merito:
    https://www.youtube.com/watch?=d6MZy-2fcBw
  • Il prof.dott.Hendrick Streeck, direttore del istituto per virologia e AIDS al Università di
    Bonn critica la mancanza di dati, e non può essere una base sufficiente per le misure da
    prendere. Dopo dei rilevamenti eseguiti a Heinsberg (Germania) e seguiti anche da lui, il suo team trova una letalità da Covid-19 di 0,37 %. Questa è una letalità molto più bassa di quello che si pensava fin’ora.
    A seguire menzioniamo alcuni dei virologi che contraddicono le notizie ufficiali sulla
    pericolosità di Covid-19 e avvertono che le misure ora intrapprese dallo stato non
    influenzeranno oppure influenzeranno negativamente lo sviluppo della pandemia ( il
    pericolo di una seconda ondata più forte) e che ledano la salute della popolazione.
  • Il prof.dott.Sucharit Bhakadi, dell’Università di Magonza, uno degli virologi più importanti della Germania ha spiegato in una lettera aperta alla Signora Merkel, che la situazione dei dati non giustifica i provvedimenti attuali del lockdown. Sopratutto fa delle domande sul rilevamento dei dati che vengono divulgati e scrive quali dati a suo avviso sarebbero importanti per una valutazione reale della situazione.
    https://www.youtube.com/watch?v=VP7a2bkOMo
  • La prof.dott.Ilaria Capua, virologa italiana, in passato scienziata della WHO e direttrice
    del centro One health dell’Università di Florida chiede di trattare con attenzione i dati
    fin’ora rilevati. In particolare sostiene che la situazione nel nord Italia non si possa
    generalizzare, ma che va chiarita a fondo.
    https://www.youtube.com/watch?v=1eynGCzuCwQ
  • La prof.dott.Karin Moelling, virologa , benemerita all’Università di Zurigo mette in guardia da una raffigurazione di SARS-CoV-2 come ” virus assassino”.
  • L’immunologo e tossicologo prof.dott.Stefan Hockertz constata in un intervento alla radio, che Covid-19 ha la stessa pericolosità dell’influenza e che la paura del virus come anche le misure intraprese sarebbero molto più pericolosi.
    https://www.youtube.com/watch?v=7wfb-B0BWmo
  • Nel suo podcast il dott. Carsten Scheller, prof. in virologia all’Università di Würzburg
    paragona Covid-19 per la sua pericolosità al virus influenzale. Qui spiega la sua posizione alle domande di un giornalista.
    https://www.youtube.com/watch?v=w-uub0urNfw
  • Il prof.dott.Pietro Vernazza, dal 1985 direttore sanitario del reparto di malattie infettive all’ospedale di St.Gallen dopo gli studi a Wuhan sopra indicati giunge alla conclusione che la pericolosità dell’epidemia viene fortemente sopravalutata.
    https://infekt.ch/2020/03/neues-verstaendnis-der-covid-19-epidemie
  • Il dott. Wolfgang Wodarg, specialista dei polmoni e scienziato, membro del partito
    democratico e deputato del parlamento per tanti anni, è stato uno dei primi medici ad
    esprimersi pubblicamente contro le misure statali del lockdown, e che ha messo in guardia dal panico.
    https://www.wodarg.com e in un’intervista:
    https://soundcloud.com/radiomuenchen/covid-19-test-testet-alle-corona-viren-dr-wolfgangwodarg
  • In seguito vogliamo richiamare l’attenzione sulla via particolare che sta intraprendendo la Svezia. Euromomo ci dice che fino alla 14cesima settimana si nota addirittura un piccolo calo della mortalità comunque bassa, sebbene la Svezia finora abbia rinunciato al lockdown.
    La Svezia mira all’immunità di popolazione, partendo dai bambini, e protegge solamente i gruppi di persone per le quali un infezione da Covid-19 potrebbe essere mortale.
    A distanza di tempo sarebbe indicato confrontare le varie misure intrapprese dagli stati e le conseguenze ( sulla salute ) che ne sono risultate.
    Non siamo ne scienziate ne virologhe e stiamo lavorando sotto pressione. Perciò potrebbe essere, che in questo capitolo si siano insinuati degli errori nei nostri dati. Abbiamo provato di fare delle ricerche approfondite , ma questo non lo esclude.

La situazione in Italia

Chiediamo un’indagine approfondita sui motivi delle grandi differenze regionali non solo fra i vari paesi ma anche all’interno di essi.
Per la situazione particolare nel Italia del nord, si fanno valere tra l’altro i seguenti motivi :
– Nell’Italia del Nord il tasso di inquinamento dell’aria è alta quasi come a Wuhan e
comunque è il più alto in Europa.
– L’età media della popolazione italiana e molto più alta che nel resto dell’Europa.
– Nel nord Italia ci sono stati 2 grandi catastrofi ambientali : lo scandalo sul amianto e
Seveso.
Le 2 catastrofi hanno portato malattie polmonari con tanti morti e probabilmente anche a
effetti prolungati.
– In Italia vige una grande resistenze agli antibiotici.
– Paragonato a tutta l’Europa in Italia esiste il numero più alto di germi ospedalieri .
– Retrospettivamente sembra anche che si sia ricorsi troppo velocemente all’intubazione
per la paura del contagio.

Del resto rimandiamo alla raccolta approfondita sui motivi che hanno contribuito alla
catastrofe umanitaria in Italia, messa a disposizione dal’ Praxiskollektiv Reiche 21.
https://www.praxiskollektiv.de/aktuelles-zu-covid-19/
paragrafo : “situazione in Italia – apocalissi, triste stato normale combinato col panico di
massa o particolarità regionale ? “

A cosa mirano questi provvedimenti ?

“Per le democrazie europee deve (…) valere l’indiscutibile principio che la struttura
democratica della società non può venir messa contro la salute.”
carta delle (ipo)tesi sulla pandemia da Sars-Cov-2/Covid-19 pag.25

Capiamo che gli stati inizialmente si siano sentiti spinti a reagire tempestivamente a causa
di un pericolo non stimabile. Quello che però si sottrae alla nostra comprensione, è perchè
dopo questa prima reazione ancora oggi non si ascoltano le voci anche di chi esprime dei
dubbi per quanto riguarda l’utilità delle misure prese, e che valuta diversamente la
pericolosità del virus.

Dato che la strategia intrapresa non lascia intravvedere una fine dei provvedimenti ( anche
dopo un allentamento potrebbero essere ripristinati in qualsiasi momento, se si
presentassero altre ondate di malati da covid-19 ) temiamo che misure, che in circostanze
normali sarebbero impensabili per una democrazia, vengano introdotte stabilmente.

Insieme ad Hannah Arendt siamo preoccupati del fatto che i provvedimenti in atto
potrebbero portare a una destabilizzazione dell’intera società. Dalla storia sappiamo che
condizioni del genere possono essere utilizzate per giustificare delle misure che possono
arrivare fino alla restrizione totalitaria dei diritti civili fondamentali.

PERCIÒ CI CHIEDIAMO :

  • perché nell’indagine e nell’applicazione non si spingono sopratutto i test sull’immunità? Non esiste un motivo valido per il quale le persone immuni debbano rimanere chiuse in casa e perché non si realizzino test sull’immunità in grande stile.
  • Perché al personale ospedaliero vengono preventivamente sospese misure importanti di protezione, benché la legge in vigore già prevveda un orario di lavoro molto lungo.
  • La nostra domanda centrale però è : I provvedimenti del lockdown non causeranno
    magari più morti di Covid-19 ?

PERCIÒ PRETENDIAMO :

  • Una statistica sui suicidi che risalgono alle misure prese, sulla violenza sui bambini da
    genitori stressati, sulla violenza contro le donne e specialmente sui femminicidi durante il lockdown.
  • Una statistica su quante persone in seguito ai provvedimenti soffrono la fame perché non hanno un lavoro con un salario garantito, ma lavorano nell’ambito del informatica, hanno un lavoro in nero, o comunque un lavoro precario.
  • Rilevamenti sull’aggravamento delle differenze sociali già esistenti a priori a causa di
    licenziamenti, disoccupazione ecc. Soprattutto per noi è inaccettabile che in seguito ai provvedimenti attualmente in vigore, tutte le frontiere siano chiuse e tutti i paesi si siano ritirati nella propria “nazione”, e di conseguenza la situazione dei profughi nell’Egeo e in tutti campi alle porte d’Europa viene nuovamente e gravemente peggiorata. Non possiamo fare a meno di pensare che questi morti non pesino in modo uguale dei morti in Europa.
    Perciò chiediamo che anche di questi morti venga riferito in primo piano per la pandemia.

Inoltre non possiamo che pensare che queste misure non mirino a proteggere il numero
più alto di persone, ma a qualcos’altro che fin’ora non capiamo.

UN ATTACCO ALLE CONQUISTE DEL MOVIMENTO DELLE DONNE

Con il lockdown tutte le conoscenze e conquiste del movimento delle donne degli ultimi 50
anni vanno a fare in culo / si mandano a sbattere contro un muro. È assurdo presumere
che si possa allo stesso tempo lavorare in homeoffice e curare i bambini. Oltrettutto il la
didattica online richiede ai genitori uno sforzo lavorativo maggiore del solito.
Non capiamo perché le/i tutrici/tori non siano state/i esonerate/i.
Chiediamo che i sindacati si occupino di questa tematica, e che indicano uno sciopero per
tutte le persone dalle quali viene preteso lo smartwork insieme alla cura dei bambini.

In più temiamo che queste misure saranno utilizzate per :
– minare/indebolire a lunga scadenza i diritti del personale infermieristico e di cura, e di far vivere a loro uno stato d’emergenza permanente.
– costringere una larga parte della popolazione ( piccole imprese, lavorat/rici/ori
autonom/e/i, disoccupati etc.) ad indebitarsi e di conseguenza precipitare in una
dipendenza, nella quale non si sarebbero mai messi da soli.
– portare avanti la digitalizzazione della formazione in una dimensione, che in circostanze
normali non sarebbe mai stata accettata.

Iniziativa :
Questa petizione è stata scritta dal collettivo :
Collegamento femminista contro i blocchi mentali – Crisi da Corona o segnale di soccorso dei servizi sanitari ?
Iana, immigrata lavora nella formazione, Zurigo
Judith Klemenc, artista femminista e teorica, Austria
Katja, redattrice e femminsta, Zurigo
Lydia Elmer, Insegnante scuola professionale, Zurigo
Nora de Baan, artista e femminista
Patrizia, insegnante Wen-do e femminista anticapitalista, Zurigo
Susanne, specialista della cura e femmnista anticaptalista, Zurigo
Tove Soiland, teorica femminista e marxista, Zurigo
Firmataria di prima ora : Barbara Duden, storica, Berlin; KirstenVogeler, fisica, Berlin; Iris
Vollenweider, sviluppatrice autonoma di progetti e immobili, femminista, Zurigo; Anna
Hartmann,dott. scienze sociali, Berlin e Wuppertal; Angelika Grubner, psicoterapeuta,
assistente sociale diplomata, studentessa,femminista,Wien e Pitten; Alexandra Grubner,
insegnante scuola superiore e femminista, Wien; Johanna Grubner, sociologa e
femminista, Linz; Barbara Grubner, dott. scienze sociali e femminista, Wien; Bernadette
Grubner, dott. scienze letterarie femminista, Berlin.
…………..

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