Narrativa borghese occidentale a braccetto con quella serva dello stato (in questo caso peruviano)

 

A sinistra della foto, terra occupata dalle persone povere (Villa Hermosa) e a destra la parte invasa dai ricchi (Las Casuarinas)

Il 14 aprile è uscito su internazionale l’articolo: Nelle baraccopoli di Lima la fame uccide prima del virus, pubblicato sul sito di una radio serva dello stato peruviano (Radio Programas del Perú).

Qua l’articolo:                                                                                                       https://www.internazionale.it/notizie/andrea-closa/2020/04/14/baraccopoli-lima-virus

Vorrei prima di tutto mettere in evidenza, che questa radio viene sponsorizzata da Intercorp, azienda che controlla l’abuso edilizio per la gentrificazione, catene di farmacie, scuole e università private, banche, assicurazioni sanitarie, ecc.

L’articolo, un ammasso di parole con l’unico obiettivo cattolico di svegliare nelle persone che leggono,  compassione e carità. Questi sentimenti passivi dimostrano la solita collaborazione tra la narrazione istituzionale peruviana e quella occidentale che vede la popolazione del sud del mondo, incapace di autogestirsi e completamente priva di strumenti per sopravvivere.

A chi ha letto e ha provato questi sentimenti, vorrei solo dirvi che le persone povere menzionate nell’articolo, non si sono trovate povere per caso, è stato il sistema neoliberista che le ha ridotto in quella condizione, espropriandoli dalle loro terre e spingendoli brutalmente verso la capitale, Lima, proibitiva da tutti punti di vista.

Ma la dignità e la solidarietà sono tra le cose che lo stato non è riuscito a rubare. Queste persone una volta arrivate a Lima decisero di restituire il colpo, togliendo territorio allo stato come segno di vendetta, occupando in massa estesi territori. Lo fecero i miei nonni materni, mai conosciuti, 25 anni prima della mia nascita. Questa collettività autorganizzata ha tirato su dal nulla quartieri che hanno accolto la generazione di mia madre e tutte quelle successive. Le donne sin dall’inizio si sono organizzate con le altre vicine creando la casa de las vecinas per difendersi dai mariti violenti denunciandoli pubblicamente e andandoli a cercare sotto casa, hanno creato el vaso de leche, che durante la dittatura fujimorista ha garantito, alla mia generazione, la colazione con un bicchiere di latte e 5 biscotti fatti con farina e acqua, la olla común che consisteva nel mettere il poco cibo che avevano a disposizione per condividerlo e così nessuna/o rimaneva senza mangiare, pratica che continua ad essere utilizzata anche ora in tempi di pandemia.                                                                                                                                       Anche il telefono veniva collettivizzato e non so ancora come abbiamo fatto visto che c’era un telefono ogni 3 isolati!                                                                                                                                                                   Da un punto di vista di classe, le idee e gli obiettivi erano chiari mentre da un punto di vista di genere, era una guerra costante. Il patriarcato era ovunque in casa e in quartiere ma la forza e il coraggio delle donne del mio barrio, continuano ad ispirarmi profondamente.
Essere solidali era un gesto naturale e la consapevolezza di classe ha accolto con ottimismo il gruppo guerrigliero sendero luminoso e le sue idee.

Naturalmente nell’articolo pubblicato su internazionale non c’è una parola, né sul passato resistente né tanto meno sul presente con l’ennesima ondata repressiva orchestrata dallo stato peruviano, questa volta in nome dell'”emergenza sanitaria”, non una parola sull’attacco mirato dei militari soprattutto sulle donne, molestate, perquisite e portate in caserma da questa banda di stupratori in divisa. Non una parola sulla violenza che stanno utilizzando contro le venditrici e venditori ambulanti.

Le persone povere, non hanno bisogno di briciole infarinate di carità, sanno perfettamente come autodeterminarsi e autorganizzarsi. La povertà è un orrore ma i nostri cuori non si sono induriti fino al punto di non sapere chi sono i responsabili della nostra condizione, è a loro che punta la nostra rabbia perché l’eliminazione della povertà , della violenza contro le donne e altre soggettività, del razzismo, avverrà solo distruggendo questo stato capitalista e patriarcale.

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