Perù: grilletto facile in tempi di coronavirus

A inizio aprile, il presidente Martín Vizcarra, non bastandogli di imporre la quarentena obbligatoria a tutta la popolazione, il coprifuoco dalle 20 alle 5 ed in alcune città addirittura dalle 17, il riversamento totale dell’esercito nelle strade che ha già provocato la morte o sparizione delle persone senza fissa dimora o dei venditori e venditrici ambulanti, ha promulgato una legge che dà completa impunità a esercito e polizia mentre pattugliano le strade per far “rispettare” le misure imposte. 

Questa legge che era già stata disegnata nel luglio 2019 per il rimasuglio fujimorista e ora viene approvata “come contrasto del virus”, con la modifica di 2 articoli in cui esime da ogni responsabilità militari e polizia, in caso che durante lo svolgimento della loro “funzione di sicurezza” provochino lesioni o morte di una persona e garantisce che non ci saranno dei provvedimenti nei confronti dei suoi assassini verde cachi. Stiamo parlando di 50 mila militari in tutto il territorio peruviano a cui si aggiunge anche la sbirraglia.

Così il patriarcato istituzionalizzato attiva il suo braccio armato (di stupratori e assassini) dandogli in mano una licenza per uccidere o molestare le donne che vengono portate in caserma, con la miserabile scusa che tutto ciò è necessario per “proteggere la salute della popolazione”. Addirittura ci sono video di propaganda dello stato che fanno vedere l’abuso di potere mostrando come tengono ferme le persone a terra mettendo il loro schifoso stivale sopra il collo.

Tutto questo per dire che queste misure non hanno niente a che fare con la pandemia. Lo stato non si è mai interessato al benessere e la libertà delle persone colpendo scandalosamente le donne e le persone più povere.
Le crisi però oltre a portare repressione e ulteriore precarietà delle classi oppresse, portano anche altre due possibilità: la sottomissione o l’azione.


I quartieri più poveri di Lima hanno scelto la seconda opzione: sfidando coraggiosamente le misure dittattoriali aprendo le loro umili case per accogliere i senza fissa dimora o le persone sconosciute che non sarebbero state in grado di arrivare in tempo verso le proprie abitazioni prima del coprifuoco.


Hanno scelto collettivamente di autorganizzarsi per vie, come hanno sempre fatto in momenti di difficoltà, mettendo a disposizione le riserve di cibo (molto ridotte visto che hanno chiuso i mercati contadini e i supermercati più vicini, in alcuni casi, distano a 45 minuti) e per fare quello che viene chiamata: la olla común, cioè una pentola per tutte e tutti.


È lo stato capitalista e patriarcale che ci deve dire cos’è la salute?
Non credo proprio…donne autorganizziamoci!

Questa voce è stata pubblicata in Perù, repressione. Contrassegna il permalink.